Categoria: Scienza

Appassionati di astronomia: il mitico telescopio

Per chi è appassionato di astronomia il telescopio rappresenta il primo step per scoprire le stelle e il mondo dell’universo. Proprio perché sarà lo strumento con cui ci si addentrerà nelle stelle, il telescopio astronomico va scelto bene a seconda delle proprie esigenze che saranno sicuramente differenti se si è un neofita delle stelle o un esperto.

Esistono diversi tipi di telescopio astronomico oggi, tanto che per alcuni potrebbe essere più facile orientarsi fra le stelle che tra i molti modelli di telescopi. Per chi è un neofito della materia però, la scelta del telescopio sarà più semplice dato che non si pretende di avere subito un prodotto dalle prestazioni avanzate che risulterebbero anche incomprensibili al neofita, ma come scegliere un telescopio che rispecchi le proprie esigenze? Il telescopio astronomico raccoglie la luce che proviene da un oggetto lontano e la concentra in un punto riproducendone l’immagine ingrandita, ma non è questa l’unica caratteristica da prendere in considerazione.

Grazie alla quantità di luce che raccoglie, il telescopio riesce a distinguere due astri molto vicini tra loro, e ciò è reso possibile grazie al suo potere risolutivo, oltre alla lunghezza focale e allo schema ottico. Le caratteristiche principali, infatti, da tenere in considerazione per l’acquisto di un buon telescopio astronomico sono il diametro dell’obiettivo, la lunghezza focale, e la lunghezza focale dell’oculare. I telescopi inoltre si differenziano anche per lo schema ottico che si caratterizza a seconda dell’applicazione, elemento per cui va ben ponderato l’acquisto di un telescopio astronomico.

Come scegliere il telescopio

Se per esempio si desiderano osservare o fotografare gli astri ad alta risoluzione, allora bisognerà orientarsi su un telescopio che presenti le giuste prestazioni proprio in base alle esigenze osservative, mentre se piace di più osservare le stelle magari dal balcone di casa o in trasferta in particolari condizioni del cielo, sarà meglio scegliere il telescopio anche in base alla sua grandezza. Naturalmente trattandosi di un acquisto piuttosto notevole, anche il fattore di telescopio prezzi va ben ponderato poiché di modelli se ne trovano davvero tanti e la scelta per una persona che si avvicina alla materia per la prima volta potrebbe essere fuorviante.

Il miglior telescopio che si possa acquistare è quello che si finisce con l’utilizzare maggiormente: il budget è di sicuro importante, ma vanno anche considerate le conseguenze dell’acquisto e se si intende usare il telescopio più volte o se si è esperti o meno nella materia. Quindi, chi ha intenzione di acquistare un telescopio astronomico deve prima di tutto pensare allo scopo per cui sarà utilizzato e poi prenderà in esame le diverse caratteristiche dei vari modelli esistenti. Se per esempio, si desiderano immagini più luminose e dettagliate allora si preferirà un tipo di telescopio più sofisticato, ma se si vuole poterlo trasportare si dovrà optare per un tipo più maneggevole e pratico.

Argento colloidale: perché usarlo

Se ne sente parlare sempre più e lo si usa sempre più spesso per combattere diversi tipi di patologie, l’argento colloidale si è rivelato un rimedio universale per curare diverse malattie dato che riesce a combattere batteri come stafilococchi e streptococchi, virus e funghi proprio come se non addirittura meglio di un antibiotico, dato che non comporta effetti collaterali sull’organismo.

Cos’è l’argento colloidale?

Argento colloidale è formato da particelle di argento, appunto, che risultano però ionizzate, ovvero elettricamente cariche e che restano per questo sospese nel solvente senza sciogliersi. A seconda delle dimensioni delle particelle l’argento colloidale può presentarsi in diverse colorazioni in base al grado di concentrazione delle particelle stesse, ma il composto più usato e che si consiglia di usare è quello trasparente, in quanto la trasparenza indica che le particelle di argento sono più sottili e quindi riescono a essere assorbite da pelle e mucose con più facilità.

L’argento colloidale risulta assolutamente innocuo anche a contatto con pelli sensibili e si presenta come un composto inodore e insapore e il suo utilizzo non è affatto recente, anzi, già al tempo degli antichi greci gli ioni argento erano utilizzati per la cura di infezioni finché non sono stati sostituiti dai moderni antibiotici.

In realtà l’introduzione degli antibiotici al posto di argento è stata causata un po’ per gli elevati costi della produzione dei prodotti che prevedevano l’uso di argento colloidale e un po’ per interessi delle case farmaceutiche, però in tempi recenti l’uso e l’assunzione dell’argento colloidale è tornato in auge sia perché rispetto a un antibiotico ormai costa meno ed è possibile trovarlo in diversi formati, e sia perché gli antibiotici non sortiscono più gli effetti di un tempo. L’argento colloidale quindi si è rivelato più efficace contro i batteri sia perché interagendovi riesce a fermarne al riproduzione e sia perché riesce a renderne inattivi gli enzimi vitali distruggendoli, inoltre l’argento provoca anche il distacco della membrana cellulare dei batteri.

Alla luce della sua azione antibatterica, l’argento colloidale può essere assunto contro diversi tipi di infezioni e può essere usato sia a livello topico che sistemico, per cui è possibile ricorrervi anche per combattere raffreddore e tosse, stati di influenza, sinusite, rinite allergica e asma, ma anche per eritemi, micosi, herpes e psoriasi, per cistiti o infezioni alla prostata, contro vaginiti e candida, per curare tagli, ferite e scottature. Inoltre, proprio per la sua azione antinfiammatoria, l’argento riesce ad alleviare anche i sintomi di artriti, artrosi ed emorroidi.

Vaccini e autismo: quali prove scientifiche?

L’autismo è un disturbo neuro psichiatrico che fa paura a molte famiglie, per tanti motivi. Innanzitutto colpisce i bambini piccoli, spesso in maniera quasi improvvisa ed è difficile intervenire: non esistono, infatti, trattamenti universali e i pochi disponibili: non esistono, infatti, trattamenti universali e i pochi disponibili sono poco efficaci.

L’importanza dei vaccini e l’incubo autismo

Questo rende l’autismo, ancora oggi nonostante i progressi della medicina e della scienza, una patologia misteriosa e per giunta in leggero aumento. Ed è proprio questo mistero, questa difficoltà nell’identificare il colpevole, a spingere le stesse famiglie a cercare possibili imputati. Uno di questi sono i vaccini e in particolare quello trivalente, così chiamato perchè serve ad immunizzare il corpo da morbillo, parotite e rosolia. Ma come mai sono in molti a credere che tra le vaccinazioni e l’autismo ci possa essere un legame? Cerchiamo di ripercorrere tutta la storia.

I vaccini sono una delle invenzioni più importanti dell’umanità perchè hanno permesso, in poche decine di anni, di salvare milioni di vite umane, riducendo drasticamente – è addirittura debellando – molte malattie che un tempo erano mortali. Una fra queste era il morbillo, patologia estremamente contagiosa che oggi viene percepita come lieve. In realtà si calcola che fino al 1980 le morti a causa del morbillo fossero circa 2 milioni all’anno. Fortunatamente grazie alle vaccinazioni, i decessi, dovuti principalmente alle complicanze, oggi sono molto meno e l’incidenza del morbillo è scesa a meno dell’1% nelle persone sotto i 30 anni.

Stati Uniti ed Europa: percentuali a confronto sul vaccino

Rispetto agli Stati Uniti, la situazione in Europa è più preoccupante e variegata, a causa dei frequenti focolai epidemici che si sono diffusi negli ultimi anni, E’ ancora drammatica, invece, in alcune zone del pianeta, dove le condizioni igieniche sono basse e la copertura vaccinale non è sufficiente. Il vaccino MPR è stato autorizzato negli anni Settanta e raccomandato in tutto il mondo da più di vent’anni. Generalmente viene somministrato a bambini intorno all’età di un anno.

Verso i 5-6 anni di età, prima dell’inizio delle scuole, si dà ai bambini una seconda dose per immunizzare i soggetti che eventualmente non erano stati immunizzati con la prima. Solo in casi eccezionali questa seconda dose è somministrata a breve distanza dalla prima, ma sempre con un intervallo minimo di quattro settimane. Il periodo di somministrazione del vaccino e di comparsa dei sintomi dell’autismo è lo stesso e questo è un elemento chiave per le preoccupazioni sul possibile legame vaccino-autismo.

Il ginocchio fa crack? Un impianto lo ripara

Lo stress a cui sono sottoposte le ginocchia dei giocatori di basket, dovuto ai continui salti e cambiamenti repentini di direzione, può portare danni cartilaginei, provocando la fine anticipata della carriera agonistica di un giocatore. Per decenni, l’intervento chirurgico per lesioni di questo tipo, consente nel fare dei piccoli fori nell’osso del ginocchio volti a stimolare la ricrescita tissutale, era la procedura standard. Ma la cartilagine che ne deriva ha una matrice più fibrosa rispetto a quella di origine, e questo può impedire un ritorno al gioco a livelli alti. Scopriamo come.

Giocare dopo un brutto colpo? Da oggi si può

Oggi, la ricerca ha fatto enormi passi in avanti per consentire a questi sportivi di avere una vita sportiva brillante più a lungo possibile. Infatti, se in passato dopo un incidente grave alle ginocchia era impensabile per un giocatore di basket tornare a giocare al livello standard, oggi non è più così e il merito è sicuramente delle più recenti ed innovative tecniche di cura delle ginocchia.

  1. Trapianto osteocondrale autologo: È efficace nelle lesioni cartilaginee a tutto spessore, irregolari o con perdita di sostanza. La tecnica prevede il prelievo di un cilindro di osso rivestito da cartilagine e il successivo reimpianto in modo da ripristinare l’area lesionata. Dopo essersi sottoposti al trapianto osteocondrale autologo, il 75% degli atleti sotto i 25 anni ha mantenuto lo stesso livello agonistico di prima.
  2. Impianto di condrociti autologhi: Usato per trattare lesioni di grandi dimensioni, l’ACI (Impianto di Condrociti Autologhi) prevede il prelievo di un campione di cartilagine da una zona non portante. I condrociti vengono isolati dal tessuto e coltivati in laboratorio in apposite piastre per 3-4 settimane. Le nuove cellule vengono poi collocate su una matrice biodegradabile e “incollate” sull’area danneggiata il processo in due fasi richiede un’operazione chirurgica a cielo aperto e fino ad un anno di riabilitazione, il che dissuade alcuni atleti.
  3. Impianti di nuova generazione: Anche se non ancora disponibili in Paesi come gli USA, il MACI (Matrix-lnduced ACI) e il NeoCart si stanno dimostrando delle grandi promesse in Europa. Il MACI è essenzialmente un AO one-step: infatti si completa nell’arco di un unico intervento ed il tempo di riabilitazione è minimo. Analogamente, il NeoCart, che è in fase 2 di sperimentazione da parte della Food and Drug Administration, impianta del collagene su un’impalcatura biodegradabile.